Descrizione
«Je est un autre» scriveva Rimbaud. Oggi, in un tempo in cui i social network moltiplicano le rifrazioni caleidoscopiche, virtuali eppure molto concrete, della nostra persona nella Rete, diremmo «Je est un avatar», termine qui inteso come immagine C sempre molteplice, frammentaria, in una certa misura effimera – del soggetto online, nel senso quanto più ampio e flessibile di un «processo di costruzione» mai concluso, all’interno del quale l’atto di raccontare, e raccontarsi, assume un ruolo primario.
Dunque, chi è l’altro che siamo?
Tessendo legami che dall’Illuminismo conducono al presente, e soffermandosi su una selezione di romanzi francesi dell’ultimo decennio, il saggio evidenzia come la letteratura dia voce alle nuove possibilità e inquietudini che questa condizione inedita porta con sé nella società globale.
I mutamenti che i media digitali comportano nella nostra relazione con la cultura, con le immagini e con lo spazio geografico sono al centro di un interesse comune che equivale, in fin dei conti, a una riflessione sull’identità della letteratura stessa.
Per definire l’immagine dell’individuo online […] useremo la parola “avatar”. Il termine […] proviene dal sanscrito. L’avatar è, nella sua accezione primaria, la forma che assumono gli dèi quando visitano il mondo degli uomini. Nel lessico informatico, dal 1992 la parola è passata a indicare il personaggio virtuale che agisce nei videogiochi sotto il controllo del giocatore, e che in alcuni casi può condividerne le caratteristiche somatiche a tal punto da incarnare il giocatore stesso all’interno del mondo virtuale. Più di recente, seguendo lo sviluppo tecnologico, il significato della parola si è esteso per includere altresì le proiezioni degli individui reali – spesso manipolate per avvicinarle all’ideale estetico in voga – all’interno del metaverso.