Descrizione
il libro
Totò farà la fine di Dumbo? Bollato da un “alert” per i contenuti scorretti? In TotoTruffa ‘62 il comico si travisa con una blackface, anello al naso e voce farfugliante: un chiaro affronto razzista per gli indignati della cosiddetta Cancel Culture.
E come giudicare Aldo Fabrizi che iscrive la figlia a un concorso per “Miss sposa perfetta” o Monica Vitti che, ferita, perdona l’amante accoltellatore? Potrebbe mai passarla liscia Yves Montand che spara a tutti i lupi d’Abruzzo? Questa nuova morale attenta a processare il passato senza badare al contesto scuote da anni il dibattito americano e inizia a disporre i suoi tribunali anche in Italia.
Il saggio di Chetta mette in scena uno stress test su oltre 200 film del periodo d’oro del nostro cinema indagando altresì origini e perché del politicamente corretto e i rischi connessi.
Un tentativo corsaro per anticipare l’ascesa di un fenomeno dai contorni molto ambigui.
l’autore
Alessandro Chetta (Napoli, 1977)
Giornalista e videomaker, è al «Corriere della Sera» dal 2007, nelle redazioni di Napoli e Torino. Autore del saggio Il diavolo veste mafia (2012), coautore di Novantadue l’anno che cambiò l’Italia e dell’antologia Strozzateci Tutti. Ha realizzato, tra gli altri, i documentari Instabile (2015), Mirabiles – I custodi del mito (2016), Il Pilota (2018). Con Aras Edizioni ha pubblicato Cancel Cinema. I film italiani alla prova della neocensura (2021) e Non sia mai detto. Discorso sull’autocensura (2022), che ha ricevuto il marchio Microeditoria di Qualità 2023.
rassegna stampa
Brioches Podcast, Censura e autocensura? in che direzione va la società? con Silvia Milani e Antonino Pasqualino Di Gregorio, 3 dicembre 2023
il Corriere della Sera, Travolti da un’insolita censura, quando il cinema è «scorretto». L’incontro al Torino film festival, di Luca Beatrice, segnalazione 23 novembre 2023
Ua3p – Università aperta terza pagina, recensione di Alessandra Calanchi, maggio 2022
Rai Play – PlayBooks, segnalazione dal minuto 10 circa, dicembre 2021
Radio Radicale, Cinema e cancel culture in Italia e in occidente. Presentazione del libro di Alessandro Chetta, Cancel Cinema, con Giuseppe Di Leo, Walter Vecellio e Alessandro Chetta, 15 novembre 2021
AGI – Agenzia Ialia, La cancel culture farà i conti con Totò e Alberto Sordi, di Francesco Palmieri, 1 novembre 2021
La lingua batte – Radio3 Rai, Un cinema libero, con Paolo Di Paolo, 24 ottobre 2021
Corriere della Sera, Totò, Peppino e Sordi bocciati in politicamente corretto, di Giancristiano Desiderio, 24 ottobre 2021.
7 Corriere, 2oo film italiani a rischio censura se vincessero i “correttisti”, di Enrico Ciano, 15 ottobre 2021.
Tempi, Travolti da un insolito destino nel grigio gorgo della cancel culture, di Piero Vietti, 14 ottobre 2021.
Il Mattino, Se non si può cantare nemmeno Malafemmina, di Marco Ciriello, 13 ottobre 2021.
Dagospia, Cancel Cinema, da Il giornale, 10 ottobre 2021.
Il Giornale, Cancel Cinema. Sessisti, razzisti, misogini, omofobi. Quanto sono scorretti i film italiani, di Luigi Mascheroni, 10 ottobre 2021.
Il Foglio, Cancelleranno gli italiani, di Andrea Minuz, 9 ottobre 2021.
La ragione, Conformismo ammorbante e velenoso per il cinema, di Giancristiano Desiderio, 29 settembre 2021.
Radio Deejay, Dee Notte con Gianluca Vitiello e Nicola Vitiello, 19 settembre 2021. (minuto 35 circa)
Il Corriere della Sera/il Corriere del Mezzogiorno, Cancel Napoli di Alessandro Chetta, 4 settembre 2021.
«Bongo bongo bongo/ stare bene solo al Congo/ non mi muovo no no/ Bingo bango bengo tante scuse ma non vengo io rimango qui!». Sophia Loren fischietta il motivetto in ogni posa della commediola Peccato sia una canaglia (1954). Non bastasse, Mastroianni, invaghito di lei, a casa lo ricanticchia alla nipotina: «Dì un po’, ma la conosci Bingo Bango Bongo? Ora te la insegno, così tu poi la dici agli esami eh?». È il ritornello di una canzone di Nilla Pizzi e Luciano Benevene impostato sul carattere vocale del blackface e sul solecismo degli africani giunti da poco in Italia. E che vieppiù separa gli inciviliti dal buon selvaggio, dal “negro”. Ce n’è abbastanza per il lanciafiamme. «Una canzone con questo testo oggi è anatema» commentano nel thread al video diffuso su YouTube. Il rigurgito razzista va colpito e an- nullato. Bene, ma se il film è di settant’anni fa, come ci si comporta? Un legionario del politically correct non esiterebbe un minuto, se non ci ha già pensato: la canzone e il film vanno accerchiati, bollinati, esiliati.
Alessandro Chetta, Cancel Cinema
